L’arrivo della primavera ha portato una vera e propria rivoluzione per il diritto d’autore in Italia.
A scrivere questa nuova pagina sul tema è una sentenza della Corte di giustizia europea.
Indice dell'articolo
Cosa dice la sentenza della Corte di giustizia UE?
I giudici lussemburghesi hanno respinto il modo in cui l’Italia, nel 2017, ha recepito la Direttiva Barnier sul diritto d’autore, sostenendo che anche le società commerciali devono poter operare come collecting.
La decisione trae origine da un lungo contenzioso tra Soundreef e Jamendo.
Jamendo è una piattaforma lussemburghese di marketplace del diritto d’autore. Essa offre un catalogo di musica royalty-free e permette agli artisti di distribuire e promuovere la propria musica. Gli utenti possono ascoltare e scaricare brani musicali da Jamendo, e la piattaforma fornisce anche servizi di licensing per coloro che desiderano utilizzare la musica per scopi commerciali, come pubblicità, film, videogiochi e altro ancora.
Il contenzioso tra Jamendo e Soundreef ha portato alla sentenza del 21 marzo scorso, aprendo il dibattito sul recepimento della Direttiva Barnier in Italia.
Le reazioni
Siae ha dichiarato – qui il comunicato stampa – che la sentenza della Corte Europea rappresenta un’opportunità per definire regole chiare che evitino possibili disparità tra gli attori coinvolti nel mercato del diritto d’autore. Siae ha sottolineato l’importanza di una cornice normativa chiara per proteggere tutti gli autori, senza esclusioni, e ha riaffermato il suo impegno a tutelare il mercato italiano del diritto d’autore per favorirne lo sviluppo e la crescita.
Soundreef ha accolto favorevolmente la sentenza della Corte di giustizia UE, sottolineando che questa apre finalmente il mercato del diritto d’autore italiano (qui il comunicato stampa). Il fondatore di Soundreef, Davide D’Atri, ha espresso soddisfazione per la sentenza, indicando che il precedente approccio normativo italiano, che concedeva esclusività alla Siae e limitava l’operatività delle società commerciali, non rispettava le norme comunitarie. Soundreef ha evidenziato che la sentenza favorisce la piena libertà di scelta per autori e musicisti riguardo al soggetto a cui affidare l’intermediazione dei propri diritti e contribuisce alla liberalizzazione del mercato dell’intermediazione musicale non solo in Italia, ma anche a livello europeo.
Come ha fatto Soundreef ad operare in Italia fino ad oggi?
Soundreef ha potuto operare in Italia attraverso LEA (Liberi Editori Autori).
Lea è una società onlus diretta emanazione di Soundreef, una startup fondata dall’imprenditore italiano Davide D’Atri nel settore della gestione dei diritti d’autore musicali. In questo contesto, Lea è stata utilizzata come “intermedario” per consentire a Soundreef di operare come collecting, conformemente alle norme introdotte in Italia dal Dlgs. 35/2017.
Scenari futuri
La sentenza della Corte di giustizia europea apre ovviamente nuovi scenari per la gestione del diritto d’autore in Italia. A nostro avviso la stessa Soundreef potrebbe rivedere il metodo di raccolta dei diritti spettanti ai propri iscritti. E, molto probabilmente, nuovi operatori potrebbero avviare la loro attività in Italia.
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